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18 mesi e siamo ancora arenati”

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Milano – Non usa molta diplomazia il sindaco di Milano Giuseppe Sala parlando del disegno di legge “Salva Milano”, attualmente in discussione in Senato. “Purtroppo su questo tema non riesco a essere ottimista ma non mi voglio arrendere” ha detto il primo cittadino. La legge mira a semplificare le procedure urbanistiche ed edilizie, in particolare per interventi di demolizione e ricostruzione, e nel capoluogo lombardo permetterebbe di sbloccare circa 150 cantieri fermati dalla Procura per presunti abusi edilizi. Attualmente, il Salva Milano ha ottenuto l’approvazione della Camera e attende il via libera definitivo del Senato per diventare legge.

“Ci vorrà qualche mese”

“Perché non riesco a essere ottimista? Se qualcuno si prende la briga di andare a leggere cosa ha decretato la Camera – ha aggiunto – stiamo parlando di un documento di tre-quattro pagine. Adesso il Senato lo sta mettendo ampiamente in ridiscussione da quanto si capisce, però stiamo parlando di una problematica complessa, ma anche non dimensionalmente così importante, stiamo parlando di un paio di casistiche. Da quello che capiamo, bene che andrà passerà ancora qualche mese. Per cui noi abbiamo cominciato a inizio dell’anno scorso a parlare di Salva Milano e a dialogare con il Parlamento sul Salva Milano, e rischiamo di arrivare a quest’estate”.

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Il dibattito sulla legge

Il disegno di legge ha suscitato un vasto dibattito: da una parte, si evidenzia la necessità di rilanciare l’attività edilizia e l’occupazione, dall’altro, si teme che possa favorire una deregolamentazione edilizia con possibili impatti negativi sull’assetto urbanistico, la qualità della vita urbana e il rischio di eccessiva cementificazione in tutta Italia.

“La politica è debole”

“La politica che ci mette 18 mesi per affrontare una questione del genere dimostra una sua debolezza, per cui io sono disorientato dai tempi lunghi”, ha proseguito Sala. “Non funziona? Ce lo dicono, chiudano, almeno lo so e però sia chiaro, io – ha concluso –continuo a combattere per due motivi. Il primo è che ci sono dirigenti e funzionari che sono indagati non per corruzione, questo continuo a ribadirlo, ma perché hanno applicato le regole che la politica ha voluto, e quindi la politica, quindi io dobbiamo difenderla. La seconda cosa perché non è una cosa che riguarda solo Milano. Questa sì, viene strumentalizzata e si dice ‘No, ma Milano magari poi voi potete gestire, ma in tanti altri Comuni no’. Ho capito, ma noi siamo accusati di essere lenti, burocratici, a Milano cosa abbiamo cercato di fare? Di sveltire le procedure”.