Il presidente delle Trafilerie Gilardi di Sesto San Giovanni, che ha fondato l’azienda del 1951, ogni giorno chiede aggiornamenti a figlio e nipoti: «Tra pandemia e impennata dei costi delle materie prime e dell’energia, una situazione così non si era mai vista»
Com tutti i giorni, anche lunedì 7 febbraio, giorno del suo centesimo compleanno,
Edoardo Gilardi ha chiesto al figlio e ai nipoti aggiornamenti sulla situazione dell’azienda. Del resto — ribadisce da mesi — le Trafilerie Gilardi di Sesto San Giovanni, che lui ha fondato nel 1951 (e di cui è ancora presidente), non hanno mai vissuto un periodo così difficile, tra pandemia e impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime.
«Gli acciacchi dell’età si fanno sentire, ma è molto lucido e continua a informarsi su come vanno le cose in azienda — racconta il figlio Mario, amministratore delegato — e ha perfettamente ragione nel dire che ci troviamo in uno scenario mai visto». La trafileria sestese è una tipica piccola impresa lombarda: nata per fornire materiali indispensabili alla ricostruzione post-bellica, associata all’Api dal 1952, legami radicati con dipendenti, clienti, fornitori e territorio. E oggi impegnata in una strenua resistenza al tornado di prezzi che stanno rendendo la produzione di semilavorati in acciaio un percorso a ostacoli. «L’incidenza delle materie sui costi della nostra attività oscilla tra il 60 e l’80 per cento — spiega Matteo Gilardi, terza generazione, direttore di stabilimento e responsabile acquisti — e inoltre noi soffriamo doppiamente sia questo rincaro sia quello dell’energia perché li subiscono anche i nostri fornitori, cioè acciaierie e fonderie». Capannoni dove i consumi energetici si misurano in milioni di kilowatt e allora rallentare la produzione e contingentare le forniture diventa una via di fuga dall’asfissia da bolletta. «Ma per noi significa dover andare a caccia delle materie per soddisfare gli ordini», sottolinea il nipote del fondatore.
Già, i clienti, i tempi e i prezzi. «Non si può scaricare tutto su di loro, ma non si può nemmeno prescindere da un aumento dei nostri prezzi. E la reazione dei clienti è un rallentamento degli acquisti, comprano il meno possibile, il minimo indispensabile». E le vere incognite si preannunciano adesso. Perché per tutto il 2021, bene o male, i colpi sono stati ammortizzati da contratti precedenti lo choc energetico. «Per il primo trimestre abbiamo cercato di tenere fermi i prezzi per andare incontro anche alle difficoltà dei clienti, anche grazie al supporto di Api Energy, ma dopo cosa succederà?». C’è il rischio di dover ricorrere alla cassa integrazione? «Quella è sempre l’ultima opzione, soprattutto se consideriamo che qui anche i dipendenti, in certi casi, sono arrivati alla terza generazione».
Dall’alto del suo secolo di vita, il fondatore Edoardo Gilardi tiene monitorata la situazione e incoraggia il figlio e i nipoti. Ha festeggiato il compleanno, ma non ha mai smesso di fare domande su impianti e clienti e vorrebbe tornare a visitare la fabbrica. Lui di energia ne ha.
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8 febbraio 2022 (modifica il 8 febbraio 2022 | 08:06)
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